Anche per questo il sunsplash dà fastidio

sabato 21 giugno 2008

Sapere di non sapere


Nell'Apologia di Socrate si narra che quando egli venne a sapere di essere stato indicato come l'uomo più sapiente, si recò a dialogare con i politici sofisti, uomini che erano da tutti ritenuti come sapienti, per dimostrare che non era vero. L'esito del confronto fu che si rese conto di quanto fossero incoerenti, presuntuosi, ignoranti e per giunta inconsapevoli di esserlo. Paradossalmente la sua ignoranza dichiarata, il suo sapere di non sapere che ne alimentava la sete di conoscenza, lo rendeva di fatto l'uomo più sapiente.
Credo che nella società in cui viviamo, sottoposti a molteplici stimoli informativi, sia molto facile soffrire di una presunzione di conoscenza. Concetto questo che ha una doppia valenza: infatti da un lato si presume di aver appreso qualcosa di cui invece si conosce solo una parte o forse nemmeno quella, da un altro penso si debba essere oltremodo presuntuosi per pensare di conoscere, soprattutto quando i mezzi utilizzati e l'impegno nella ricerca dell'informazione sono stati superficiali. Oggi, rispetto all'antica Grecia, le cose sono peggiorate. Abbiamo perso il dono dell'umiltà. Tutti sono sofisti, esperti tuttologi con licenza di giudizio verso il prossimo, noncuranti delle incoerenze tra principi e agire quotidiano. L'ironia del Progresso è che più sappiamo, più siamo ignoranti e l'ignoranza si autoalimenta grazie a questo paradosso.
Sono convinto che la curiosità sia alla base di tutto. E' il motore che ci fa andare avanti. Se però siamo certi di avere già le risposte saremo sempre meno invogliati ad adoperarci per ricercarle. Per questo dico che si può anche sopravvivere senza risposte ma non si può vivere senza porsi delle domande.
La prima volta che la mia mente ha elaborato questo ragionamento ricordo di aver sorriso compiacendomi della mia deduzione; dopo un po' però un dubbio ha iniziato a tormentarmi: la mia convinzione fa di me un sofista o un ignorante?