Anche per questo il sunsplash dà fastidio

domenica 30 novembre 2008

Evviva i folli

A chi mi dice che sono critico, utopista, rompicoglioni, bastian contrario, arrogante, eccetera, eccetera, eccetera. Lungi dal paragonarmi ad uno di questi personaggi ma con la stessa loro volontà e con la speranza, un giorno, di avere la forza, l'umiltà e la possibilità di dare un contribuito al cambiamento.

Saiwan

Vi invito prima di tutto a leggere questo articolo che riguarda un fatto successo nel Luglio del 2007. Mattino di Padova.
Io mi ricordo di aver sentito di questa storia ad un telegiornale. La notizia era incentrata sui morti clandestini, tanto per far intenerire o schifare qualcuno all'ora di cena; poi più nulla. Così ho pensato di raccontarvi un qualcosa in più di questi quattro CLANDESTINI. La storia l'ho sentita da quello che non ha fatto notizia, Saiwan (spero si scriva così altrimenti mi scuso con lui), quello che è sopravvissuto. Inanzitutto le età: 22, 23, 25, 27 anni. Provenienza Nord Iraq, zona Kurda. Nell'immaginario collettivo da perfetti ignoranti quali siamo, pensiamo a quelle zone come ad aree di povertà e che quindi una persona parta per motivi economici. Invece non è così. Quell'area è molto ricca, racconta Saiwan, il fatto che vi siano guerre, ne è la triste dimostrazione. In un clima simile puoi fare solo tre cose: uccidere, farti uccidere o andartene e abbandonare tutta la tua vita. Parti con il mito dell'Europa, dove, finalmente lì si!, i diritti delle persone vengono rispettati. Parti con altre persone, con destini che si incrociano in quell'odissea, persone che neanche conosci. Scopri che uno di loro ha già fatto un viaggio simile, destinazione Inghilterra. E' rimasto per 6 anni come rifugiato poi, quando è caduto il regime di Saddam Hussein, è stato rispedito a casa, perchè l'Iraq non era più considerato un paese pericoloso. Fatto curioso questo, visto che rientra nel novero dei cosiddetti "Stati canaglia", che si accusano essere fucine di terroristi. Arrivi in Turchia e cominci ad avere un assaggio della cruda realtà; ti dicono di nascondere i soldi e il passaporto perchè c'è il rischio che ti vengano sequestrati e di finire in prigione. Arrivi in Grecia e vieni arrestato. In carcere ci rimani per tre mesi, senza che ti chiedano nulla, senza che ti dicano nulla, senza un motivo. Poi ti scarcerano e ti mandano fuori nella turistica Atene, li dove è nata la democrazia, senza un soldo, senza un posto dove andare e dormi per le strade per quindici giorni. Decidi di andare in Italia, destinazione Venezia. Conosci persone che hanno già tentato l'impresa, ma che una volta arrivate al Porto veneziano, sono state rimandate indietro dalla polizia senza che fossero accolte le loro richieste di asilo, come vorrebbe la legge. Anzi, in verità la polizia avrebbe l'unico compito di accogliere le persone, le cui istanze dovrebbero poi essere valutate da una Commissione competente, prevista dal legislatore. Ma questo, per queste persone non è accaduto. Sono state rispedite al mittente, come pacchi postali, per poi essere arrestate e picchiate dalla polizia greca. Parti comunque, perchè ormai sei arrivato fin li e non vuoi tornare indietro. In Italia il primo ricordo è il risveglio all'Ospedale; scopri che sei rimasto solo, che i tuoi compagni sono tutti morti. Tu no, tu ce l'hai fatta, hai vinto la tua battaglia.
Oggi Saiwan è in Italia. Deve rinnovare il permesso di soggiorno mensilmente; ricorda che in un'occasione gli è stato rinnovato addirittura per un giorno; racconta che da parte della polizia non ha ricevuto il minimo segno di rispetto e di comprensione. Nonostante la tristezza e l'amarezza nelle sue parole ed il tremolio della sua voce e di quella del suo interprete, anch'egli immigrato kurdo in Italia da trent'anni, dice di essere felice. Voi, dice, siete fortunati ad essere nati in questo lato del mondo. Devo dire che non mi sono mai sentito più una merda di quanto non mi sia capitato ieri ascoltando la sua storia e di questo lo ringrazio.

sabato 29 novembre 2008

L'angolo del razzista: Varese

Apro anche questo spazio dedicato al razzismo per dare il giusto spazio alle imprese di questi eroi del duemila. Ho voluto creare una sezione a parte rispetto al filone nazifascista perchè in questi casi non c'è uno sfondo che sia dichiaratamente politico o partitico, sebbene la mentalità ed i modus operandi siano gli stessi.
Dunque cominciamo con una notizia che arriva dalla roccaforte leghista di varese; è un fatto accaduto qualche settimana fa, ma la vittima non ha voluto denunciare nulla. Una volta tanto è stato un testimone ad interessarsi e ad avvertire i carabinieri. Gli articoli sono presi da Varesenews, il Giornale, il Tempo e Quotidiano Nazionale.

domenica 23 novembre 2008

Un tè con Dio

Stasera ho un appuntamento speciale. Ho un appuntamento con Dio. E' iniziato il freddo così per riscaldarci gli ho chiesto se gli andava di venire a bere un tè. Non gli ho detto un'ora, non gli ho detto un luogo. In effetti, pensandoci bene, non so neanche quale sia il senso di uscire per parlarci, forse voglio solo evitargli di avere un ennesimo ospite in casa sua, forse non voglio sentirmi accolto da lui ma voglio un semplice incontro. Cammino per strade semideserte e con luci soffuse poi ad un certo punto scorgo un bar senza troppe pretese, penso sia perfetto per una chiacchierata. Ci sono due sedie tirate indietro, sul tavolo due tazze di tè fumanti con a lato bustine di zucchero di canna, proprio come piace a me. Lo sapeva che sarei passato di qua. Mi siedo ed inizio a bere ma mi scotto la lingua. Mi sembra di sentire una risatina in sottofondo, guardo l'altra tazza che è ancora li piena, nessuno l'ha ancora toccata e penso che anche questa è saggezza. Inizio a parlare. Gli ho chiesto questo incontro perchè da qualche tempo non mi sento bene, non riesco a dormire. Non è un male fisico, si ho le mie magagne, ma ci convivo; no, il dolore che sento è qualcosa di più profondo, qualcosa che mi tocca lo spirito. Sono cresciuto con un'educazione che spesso confondeva la spiritualità con la religione e la religione con la chiesa, solo ultimamente ho iniziato a rendermene conto. In effetti non ho mai capito perchè per parlare con un'entità che sa tutto, vede tutto ed è ovunque dovevo per forza rivolgermi ad un altro uomo, mi è sempre sembrato che ci fosse qualcosa di più oltre a questo. Perciò non sono mai andato in chiesa. Qualcuno mi diceva che allora ero ateo, che non credevo in niente ed io gli credevo, per anni ho pensato di non credere in niente. Poi però vivendo, facendo esperienze, ho iniziato a sentire qualcosa. Ancora quella risatina. Si, lo so che rispetto all'eternità la mia età è ben poco, però ho sempre pensato di dover fare tesoro di ogni attimo, anche se non sempre ho avuto la lucidità per farlo. Dicevo, poi ho iniziato a sentire qualcosa, a sentire il bisogno non solo di credere in certi valori, ma a vivere per quei valori, ad impegnarmi per quei valori. Questo l'ho fatto senza religioni. Le religioni sono costruite, non ce n'è una vera e una falsa, una giusta e una sbagliata. Qualcuno, qualche anno fa, diceva che le diverse religioni sono dei rami che finiscono tutte allo stesso tronco, che grande essere deve essere stato. Chissà come mai non c'è almeno una giornata mondiale che lo commemori. Comunque, io credo che tutti siamo parte di quel tronco in quanto persone, indipendentemente dalla religione. Credo che di fronte all'imponderabile nessuno possa arrogarsi il diritto di ergersi a portatore della verità; non è Dio che ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, è l'uomo che ha costruito nomi, immagini, la Sua stessa esistenza, sulla base della propria. Ed allora io non capisco il mondo, non capisco le persone. Perchè non c'è rispetto, perchè non c'è volontà di seguire quei valori, perchè non c'è più nemmeno il timore di una punizione? Siamo forse diventati immortali? Abbiamo scoperto cosa c'è dopo la morte, se è una vera morte? O forse abbiamo capito che è tutta una fregatura che tanto non è vero niente? Ma se è così perchè tanti popoli continuano i propri culti per poi vivere al contrario di ciò che quei culti insegnano? Sorseggio un po' di tè, quando mi infervoro mi si secca la gola. Prendo fiato e sospiro. Ho l'impressione che le persone del tavolino a fianco stiano ironizzando sulla nostra discussione. Penso che forse è anche a questo che servono le chiese, a non farti sembrare un pazzo quando parli con Dio. Si sta facendo tardi ma non sono ancora soddisfatto. Il problema è che è così difficile rimanere a galla, quando tutto attorno ti sommerge. C'è chi dice che bisogna aver fede ma, quando nessuno ti ascolta e cerchi di essere come ti dicono quei valori in cui credi, in cui tanti dicono di credere ma che non seguono, allora quella fede diventa solitudine. E quando sei solo ti chiedi se non hai sbagliato tutto, se tutto quello a cui stai rinunciando per essere quello che ti senti sia giusto, non sia un prezzo troppo alto. Credo che tanti nella mia situazione si rivolgerebbero alla religione, per sentirsi parte di qualcosa, per sapere che ci sono delle precise regole da seguire, che ci sono delle parabole da cui apprendere, per dare un nome alla propria identità. Ma la verità è che non sono alla ricerca di qualcosa di già definito da seguire, non mi interessa avere una casa dove tornare, un nome con il quale farmi riconoscere o un gruppo a cui appartenere, forse vorrei solo avere dei compagni di viaggio che mi aiutino a dire qualcosa di nuovo alle persone assuefatte dalla propria stessa vita omologata. Forse vorrei solo sentire che non sto sprecando il mio tempo. Non credo di chiedere poi tanto, o forse sono talmente un illuso da non rendermi conto che chiedo troppo. Ho finito il mio tè, il freddo si è fatto incalzante, mi fanno male le mani. Un improvviso soffio di vento muove delle foglie sulla strada, le osservo ricadere piano adagiandosi sul terreno. Mi volto a guardare la tazza di fronte a me; è fredda ed ancora piena. Accenno un sorriso. Forse, penso, non ha bisogno di un tè caldo per riscaldarsi. Forse era venuto solo per ascoltare. Forse ho parlato da solo davanti ad una sedia vuota e le mie parole si sono perse, trasportate dal vento.

venerdì 21 novembre 2008

I fannulloni prendono l'influenza



Allarme! E'arrivata l'influenza. Come ogni anno è iniziato il tam tam mediatico sull'influenza. D'estate ci sono il caldo e le code sulle strade, d'inverno il maltempo e l'influenza. Si spera sempre che almeno per una volta, possano essere originali e non parlare di cose così scontate e invece anche quest'anno si sono ripetuti. Certo è giusto raccomandare il vaccino per le fasce a rischio come i bambini e gli anziani, però, stavolta c'è un però. Quest'anno l'ossessivo parlare di prevenzione è andato oltre queste fasce, l'influenza, dicono gli esperti(quali esperti mi chiedo e soprattutto finanziati da chi?), sarà bastarda forte. E allora, sempre gli esperti consigliano il vaccino a tutti. Personalmente lo farò, un po' per curiosità, voglio vedere se effettivamente non mi ammalerò, e un po' perchè tra gennaio e febbraio ho tanti impegni importanti e vorrei evitare di star male almeno in quel periodo. E' una mia scelta ponderata perchè so che posticipare quegli impegni mi creerebbe dei problemi. A me. Però il lavoratore dipendente medio, un operaio, una commessa, un chiunque che anche se sta a casa una settimana non gli cambia nulla, perchè dovrebbe vaccinarsi? Ok, non dico che si debba provare del piacere nell'avere l'influenza, ma per uno che si fa il mazzo tutto l'anno, una volta ogni due o tre anni è bello farsi una settimanina a letto servito e riverito, a riposo. Ecco il problema secondo me è il riposo. Non ci dobbiamo riposare, il riposo non è produttivo. Se ti prendi l'influenza manchi dal lavoro, se non ti vaccini vuol dire che te la sei cercata. Se fai a posta a star male per non andare al lavoro sei un fannullone.
Lancio una provocazione. In paesi dove i diritti dei lavoratori sono un'utopia, le stesse imprese spingono i propri dipendenti all'utilizzo di sostanze psicotrope per combattere la stanchezza, per continuare a lavorare oltre quella che sarebbe una sostenibile soglia. Quando sentiamo cose del genere ci indigniamo. Bene, proviamo per un momento a leggere secondo quest'ottica anche l'ossessivo martellamento in favore del vaccino antinfluenzale, non solo per le persone a rischio, ma per tutti. Lo sento solo io questo strano odore?

mercoledì 19 novembre 2008

L'angolo del nazifascista: Palermo

Vorrei premettere una cosa a questo post. Sono contrario all'aborto, ma non ho la pretesa, soprattutto in quanto uomo ma anche semplicemente come persona, che il mio punto di vista in una questione del genere possa prevalicare quello altrui, soprattutto se di una donna. Detto questo, penso che sia giusto che ci sia una legge che permetta l'interruzione volontaria di gravidanza, in quanto non obbliga ad abortire; semplicemente dà questa possibilità, si può scegliere di farlo o di non farlo. Una legge che imponesse il divieto non lascerebbe alcuna scelta se non quella, più pericolosa e costosa, dell'aborto clandestino. Fine della premessa.
E' notizia di oggi che il reparto palermitano di Forza Nuova ha fatto recapitare alla redazione di Adnkronos una bambola insanguinata, con annessa una lettera di rivendicazione. Riporto gli articoli del Messaggero, Repubblica e il Tempo.
Se domani mattina vi svegliate con a fianco la testa di un cavallo morto non vi preoccupate, non è intimidazione. E' la campagna di Forza Nuova Palermo contro la macellazione equina....

martedì 18 novembre 2008

In Olanda xe illegal qua inveze no



Bella l'Olanda no? E' un paese famoso per i tulipani, per i mulini a vento, per le dighe e per i coffee shop. Nella situazione di crisi finanziaria globale potrebbe diventare famosa anche per qualcos'altro. Dal 1 gennaio 2009 infatti entrerà in vigore una legge che porrà un limite agli introiti dei manager, degli amministratori delegati e dei dirigenti delle maggiori aziende quotate alla borsa di Amsterdam. Verranno introdotte delle misure fiscali per cui se dovessero guadagnare più di 500 mila € all'anno o se gli incentivi superassero lo stipendio annuale, la tassazione su bonus e premi aumenterebbe del 30%. Inoltre se iniziassero a circolare voci circa la possibilità della vendita di un'azienda, le azioni di quest'ultima di proprietà di dirigenti ed amministratori delegati verrebbero immediatamente congelate. Ultimo, ma non meno importante, i gestori dei fondi di investimento olandesi saranno obbligati a versare il 25% dei redditi derivanti dalle azioni che amministrano, al fisco.
Qualcuno potrebbe pensare "me cojoni chemmefrega" e forse avrebbe anche ragione. A me invece sembra interessante. Soprattutto se si considera che il manager olandese medio percepisce la metà di un collega francese e un quarto di quello statunitense, ma ancor di più se penso che il signor Paolo Scaroni, grancapo dell'Eni, di € ne piglia 6 milioni e mezzo. Non è interessante tanto la cifra, quanto che negli ultimi mesi le imprese italiane sono zeppe di cassaintegrati, mentre questi personaggi continuano ad avere stipendi a venti zeri. In Olanda fanno una legge che mette un tetto ai loro stipendi e aumenta loro la tassazione, in Italia si preferisce lasciare a casa migliaia di persone e mantenerglieli inalterati. In Olanda per far valere il concetto di redistribuzione alzano le tasse a chi ha di più, in Italia invece tolgono l'ici, mandando i comuni sul lastrico. Probabilmente avranno pensato che con la crisi, in tanti avrebbero perso la casa e che quindi tanto valeva togliere la tassa. Che gentili!
Il discorso andrebbe sicuramente approfondito ma quello che volevo sottolineare è che a livello di politiche siamo sempre molto bravi a guardare i modelli all'estero spesso prendendo il peggio, per una volta potremmo copiare qualcosa di positivo. In fondo se i paesi nordici, come appunto l'Olanda, hanno i più alti tassi di benessere tra la popolazione è proprio per questo tipo di mentalità...e forse anche per i coffe shop.

lunedì 17 novembre 2008

L'angolo del nazifascista: Bologna

Visto che siamo in un paese democratico ho deciso di aprire questa rubrica dedicata alle gesta di queste belle personcine. Qualcuno potrebbe dire che i nazi andrebbero differenziati dai fasci ma siccome oggi chiunque non abbia idee di destra è ritenuto comunista, ho deciso di sorvolare su questo difetto che ritengo più che altro semantico. A partire da oggi posterò degli articoli apparsi su varie testate, quando sarà possibile naturalmente visto che spesso alcuni giornali si premurano di omettere determinate vicende; questo sia per onorare la par condicio, ma soprattutto per confrontare le differenze nei racconti, resoconti e i punti su cui si focalizzano i diversi articoli.
Oggi cominciamo con un fatto successo a Bologna e facciamo riferimento agli articoli del Giornale, del Corriere della Sera, della Repubblica edizione di Bologna e del Tgcom.

domenica 16 novembre 2008

Crimini di Stato





Bene, è stata emessa la sentenza per la strage della scuola Diaz durante il g8 del 2001 a Genova; 13 i condannati. 4 anni a Vicenzo Canterini, ex capo Reparto Mobile di Roma; 2 anni a Michelangelo Fournier, ex vice di Canterini; 3 anni a Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroni, Emilio Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri e Vincenzo Compagnone. 3 anni anche a Pietro Troiani; 2 anni e sei mesi a Michele Burgio; un mese a Luigi Fazio.
Come si può vedere dal secondo video erano evidentemente solo 13 i poliziotti che fecero irruzione.... E' anche palese come siano entrati in preda ad un personale raptus e non organizzati e mandati da qualcuno che gliel'aveva espressamente ordinato. Canterini intervistato da Repubblica ha voluto leggere una lettera scritta ai suoi "ragazzi". "L'ho appena finita di scrivere ai miei ragazzi. Quelli che, da giovedì sera, pagano per tutti. Dei martiri civili". "In questi sette anni, non c'è stato un solo giorno in cui non mi sia associato al giudizio che di quella notte venne dato dal mio vice, Michelangelo Fournier. Disse: "È stata una macelleria messicana". E lo disse la prima volta che, insieme, fummo sentiti dal procuratore aggiunto di Genova, qualche giorno dopo i fatti. Cosa doveva dire di più? Il punto è che non sono io, non siamo stati noi i macellai di quella notte". In quella scuola c'era una macedonia di polizia. Più di 400 tra agenti e funzionari. Il professor Silvio Romanelli, il mio avvocato, in aula, ha giustamente parlato della "notte del volontario". Di decine, centinaia di agenti arrivati nella scuola comandati da non si sa bene chi e perché. Ma, in sette anni, si è preferito che il faro rimanesse puntato soltanto sul VII nucleo". Se questo doveva essere l'esito, allora sono orgoglioso di aver ricevuto la condanna più alta. Perché è giusto che sia io a rispondere dei miei uomini. Anche di quello che non hanno fatto."Il 21 luglio del 2001, dopo 18 ore di servizio, ci è stato ordinato di entrare in piena notte, in un edificio che non conoscevamo, e ci è stato detto che, probabilmente, vi avremmo trovato occupanti pericolosi ed armati. Io e voi sappiamo benissimo cosa è successo, ci siamo guardati più volte negli occhi. E guardandoci abbiamo capito la nostra professionalità, il nostro cameratismo, la nostra dignità". A Genova, abbiamo avuto i nostri feriti, i nostri ustionati e, come ho ricordato ai miei uomini, seguendo un istinto che forse trascendeva dal semplice dovere istituzionale, abbiamo buttato il cuore oltre l'ostacolo. Contro individui mascherati, violenti ed organizzati, quanto e forse meglio di noi". "Voglio solo dire che, in 41 anni di carriera immacolata, non sono mai caduto nella trappola dell'odio che chiama odio. Ai miei uomini del VII, oggi, dico questo."Abbiamo perso una battaglia. Ci siamo sentiti umiliati e forse traditi. Ma quante volte chi ci aggrediva pensava di averci sopraffatto e poi si accorgeva che invece eravamo vivi e fieri di esser noi. (...) Lasciamo tutte queste persone nei loro passamontagna e con i loro bastoni. Diamogli l'illusione di avere vinto e facciamogli vedere che alla lunga saremo noi a vincere perché potremo guardarli negli occhi non con l'odio, che si riserva ad un nemico, ma con la serena consapevolezza della nostra innocenza. Coraggio ragazzi il vostro comandante vi è vicino ed ancora indossa il casco insieme a voi. Ancora non ci hanno messo a terra"...".
A primo acchitto può sembrare quasi farneticante, ma in realtà lascia intendere tutta la mentalità che si nasconde dietro questo tipo di persona. Una mentalità da cameratismo, sono "loro" contro gli altri, contro tutti. Questa gente gira per le strade come se fosse su un campo di battaglia, non vede persone di fronte a se, vede il nemico da abbattere. Non si scusa, non ammette colpe, dice che non c'erano solo loro, anzi quasi racconta che sono stati loro gli aggrediti. Non una parola sui civili inermi, no quelli erano tutti coi passamontagna e i bastoni, mai però ritrovati guardacaso, a differenza di quelle molotov messe li PER LORO SCELTA INDIVIDUALE da due dei suoi "ragazzi". Chi ha veramente gestito l'operazione non lo sapremo mai, o forse l'abbiamo sempre saputo, ma come in tutti i grandi misteri dello Stato italiano, che da oggi (da sempre) potremo chiamare Repubblica dell'OMERTA', se venissero fatti i nomi vedremo cadere le teste di ministri.
Io mi chiedo cosa debba succedere a questo paese perchè le persone si sveglino e si rendano conto che se domani iniziassimo a vedere gente che cammina con il passo dell'oca, sarebbe troppo tardi per dire basta.

giovedì 6 novembre 2008

Promemoria: seconda parte


Promemoria: prima parte

Tanto per ricordarci perchè la Repubblica Italiana venne fondata sull'antifascismo, alla faccia di chi dice che è un concetto obsoleto.




mercoledì 5 novembre 2008

Costituzione: Articolo 1

La settimana scorsa ho partecipato alla manifestazione studentesca a Venezia. Per la prima volta nella mia vita ho visto un qualcosa di simile nella città in cui sono nato, c'erano tante persone, tanti ragazzi delle superiori. In proporzione però c'erano molti meno universitari, la presenza di persone esterne era invece prossima allo zero. Credo che questo la dica lunga su quale sia la mentalità del paese in cui viviamo. Prendiamo l'articolo 1 della Costituzione: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Perchè un paese deve essere fondato sul lavoro, qual'è la logica? Io direi che, inanzitutto, dovrebbe essere fondato sulle PERSONE che lavorano, altrimenti il messaggio è che il Lavoro venga prima di tutto, prima delle persone. Una persona è composta di tante sfere tra le quali c'è anche quella lavorativa, che però non è l'unica. Mi pare che l'articolo della Costituzione ci insegni invece che L'Italia è fondata solo su quello che produciamo, tutto il resto di ciò che siamo non conta, conta solo il lavoro.
E se per ipotesi l'articolo recitasse: l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sull'istruzione? Uno dei grandi capisaldi della civilizzazione all'occidentale è l'istruzione; la scuola è considerata la più importante agenzia educativa, dopo la famiglia, anche se la ministra Gelmini ci ricorda che dovrebbe avere solo una funzione didattica e nessuna sociale; sicuramente le basi delle persone che saremo in futuro vengono costruite durante il periodo della scuola. Perchè allora la Repubblica non può essere fondata sull'istruzione, perchè in questo paese, soprattutto nel GRANDE nordest, che insieme alla Sicilia ha il più basso tasso d'istruzione d'Italia, sotto la media europea, l'istruzione non conta? Perchè una persona che nella vita vuol cercare di fare, avere, sapere qualcosa che non rientri nel canone lavorativo del Mercato deve sentirsi dare del fannullone?
Sono tutte domande retoriche, conosco perfettamente le risposte, ma ritengo che debbano comunque essere poste per arrivare all'unica vera domanda: perchè le persone hanno deciso di essere ciò che la Costituzione (il mercato) impone loro di essere, lavoratori, meri esecutori in cerca di sopravvivenza, che hanno talmente perso di vista ciò che potrebbero o avrebbero potuto, da provare disprezzo per chi invece vuole essere qualcos'altro? Ce l'ho con chi vedendo le proteste di questi giorni, ma in verità qualunque tipo di protesta, ti urla "andate a lavorare" o "non potete bloccare tutto, la gente deve andare a lavorare". A queste persone potrebbe cadere un meteorite a un metro che tranquillamente se ne andrebbero al lavoro non curanti, basta che non siano stati sfiorati. Persone che hanno figli, nonni, operai prossimi alla pensione dopo anni di battaglie e conquiste, persone che a loro tempo decisero di lasciare la scuola perchè non avevano voglia di fare un cazzo e sono andati a lavorare e adesso ce l'hanno con chi questa possibiltà non l'ha buttata nel cesso, gente che protestare non serve perchè tanto si dicono sempre le stesse cose, altre che pensano che la protesta sia antidemocratica.
Forse influisce il fatto che il 70% della popolazione è over 45 e quasi il 25% è anziana, cioè dai 65 anni in su, ma non può essere una giustificazione. Qui è in gioco il futuro, il futuro del paese per chi pensa alla patria, il futuro della comunità per chi pensa alla collettività, il futuro dei propri figli e nipoti per chi pensa solo a se. E' in gioco anche il presente, il presente di giovani che studiano una vita e poi si trovano a fare numero nelle statistiche degli Occupati Istat facendo lo stesso lavoro di chi non ha mai aperto un libro, il presente di chi perde il lavoro o è in perenne mobilità perchè le sue skills da spendere sul mercato del lavoro (testuale da libro di economia), sono ormai obsolete, il presente di tanti anziani che avrebbero bisogno di una rete di sostegno preparata ma che si devono accontentare del volontariato. Infine è in gioco il passato perchè a colpi di revisionismo, quelli che fino a ieri erano considerati eroi, oggi sono infami, mentre quelli che hanno provato a metterci il giogo e che oggi ci stanno riuscendo, vengono idolatrati senza che nessuno, o quasi, dica nulla.