Anche per questo il sunsplash dà fastidio

domenica 23 novembre 2008

Un tè con Dio

Stasera ho un appuntamento speciale. Ho un appuntamento con Dio. E' iniziato il freddo così per riscaldarci gli ho chiesto se gli andava di venire a bere un tè. Non gli ho detto un'ora, non gli ho detto un luogo. In effetti, pensandoci bene, non so neanche quale sia il senso di uscire per parlarci, forse voglio solo evitargli di avere un ennesimo ospite in casa sua, forse non voglio sentirmi accolto da lui ma voglio un semplice incontro. Cammino per strade semideserte e con luci soffuse poi ad un certo punto scorgo un bar senza troppe pretese, penso sia perfetto per una chiacchierata. Ci sono due sedie tirate indietro, sul tavolo due tazze di tè fumanti con a lato bustine di zucchero di canna, proprio come piace a me. Lo sapeva che sarei passato di qua. Mi siedo ed inizio a bere ma mi scotto la lingua. Mi sembra di sentire una risatina in sottofondo, guardo l'altra tazza che è ancora li piena, nessuno l'ha ancora toccata e penso che anche questa è saggezza. Inizio a parlare. Gli ho chiesto questo incontro perchè da qualche tempo non mi sento bene, non riesco a dormire. Non è un male fisico, si ho le mie magagne, ma ci convivo; no, il dolore che sento è qualcosa di più profondo, qualcosa che mi tocca lo spirito. Sono cresciuto con un'educazione che spesso confondeva la spiritualità con la religione e la religione con la chiesa, solo ultimamente ho iniziato a rendermene conto. In effetti non ho mai capito perchè per parlare con un'entità che sa tutto, vede tutto ed è ovunque dovevo per forza rivolgermi ad un altro uomo, mi è sempre sembrato che ci fosse qualcosa di più oltre a questo. Perciò non sono mai andato in chiesa. Qualcuno mi diceva che allora ero ateo, che non credevo in niente ed io gli credevo, per anni ho pensato di non credere in niente. Poi però vivendo, facendo esperienze, ho iniziato a sentire qualcosa. Ancora quella risatina. Si, lo so che rispetto all'eternità la mia età è ben poco, però ho sempre pensato di dover fare tesoro di ogni attimo, anche se non sempre ho avuto la lucidità per farlo. Dicevo, poi ho iniziato a sentire qualcosa, a sentire il bisogno non solo di credere in certi valori, ma a vivere per quei valori, ad impegnarmi per quei valori. Questo l'ho fatto senza religioni. Le religioni sono costruite, non ce n'è una vera e una falsa, una giusta e una sbagliata. Qualcuno, qualche anno fa, diceva che le diverse religioni sono dei rami che finiscono tutte allo stesso tronco, che grande essere deve essere stato. Chissà come mai non c'è almeno una giornata mondiale che lo commemori. Comunque, io credo che tutti siamo parte di quel tronco in quanto persone, indipendentemente dalla religione. Credo che di fronte all'imponderabile nessuno possa arrogarsi il diritto di ergersi a portatore della verità; non è Dio che ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, è l'uomo che ha costruito nomi, immagini, la Sua stessa esistenza, sulla base della propria. Ed allora io non capisco il mondo, non capisco le persone. Perchè non c'è rispetto, perchè non c'è volontà di seguire quei valori, perchè non c'è più nemmeno il timore di una punizione? Siamo forse diventati immortali? Abbiamo scoperto cosa c'è dopo la morte, se è una vera morte? O forse abbiamo capito che è tutta una fregatura che tanto non è vero niente? Ma se è così perchè tanti popoli continuano i propri culti per poi vivere al contrario di ciò che quei culti insegnano? Sorseggio un po' di tè, quando mi infervoro mi si secca la gola. Prendo fiato e sospiro. Ho l'impressione che le persone del tavolino a fianco stiano ironizzando sulla nostra discussione. Penso che forse è anche a questo che servono le chiese, a non farti sembrare un pazzo quando parli con Dio. Si sta facendo tardi ma non sono ancora soddisfatto. Il problema è che è così difficile rimanere a galla, quando tutto attorno ti sommerge. C'è chi dice che bisogna aver fede ma, quando nessuno ti ascolta e cerchi di essere come ti dicono quei valori in cui credi, in cui tanti dicono di credere ma che non seguono, allora quella fede diventa solitudine. E quando sei solo ti chiedi se non hai sbagliato tutto, se tutto quello a cui stai rinunciando per essere quello che ti senti sia giusto, non sia un prezzo troppo alto. Credo che tanti nella mia situazione si rivolgerebbero alla religione, per sentirsi parte di qualcosa, per sapere che ci sono delle precise regole da seguire, che ci sono delle parabole da cui apprendere, per dare un nome alla propria identità. Ma la verità è che non sono alla ricerca di qualcosa di già definito da seguire, non mi interessa avere una casa dove tornare, un nome con il quale farmi riconoscere o un gruppo a cui appartenere, forse vorrei solo avere dei compagni di viaggio che mi aiutino a dire qualcosa di nuovo alle persone assuefatte dalla propria stessa vita omologata. Forse vorrei solo sentire che non sto sprecando il mio tempo. Non credo di chiedere poi tanto, o forse sono talmente un illuso da non rendermi conto che chiedo troppo. Ho finito il mio tè, il freddo si è fatto incalzante, mi fanno male le mani. Un improvviso soffio di vento muove delle foglie sulla strada, le osservo ricadere piano adagiandosi sul terreno. Mi volto a guardare la tazza di fronte a me; è fredda ed ancora piena. Accenno un sorriso. Forse, penso, non ha bisogno di un tè caldo per riscaldarsi. Forse era venuto solo per ascoltare. Forse ho parlato da solo davanti ad una sedia vuota e le mie parole si sono perse, trasportate dal vento.

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