Anche per questo il sunsplash dà fastidio

venerdì 9 gennaio 2009

Gli opinionisti tuttologi


A me non piace parlare di cose di cui non ho una buona conoscenza. In genere se un qualcosa mi interessa mi informo o mi limito ad ascoltare persone che ne sanno più di me, comunque non azzardo opinioni prima di avere almeno un quadro generale dell'argomento. Già, le opinioni. Uno dei più grandi simboli della libertà è poter avere ed esprimere la propria opinione. Ma cos'è un'opinione? Si può dire che sia un giudizio ragionato. Ma per elaborarlo ci vuole informazione, vera informazione. Questo richiede impegno, approfondimento, quindi tempo per ricercare fonti e anche per verificarle. Io non ce l'ho con chi decide di non interessarsi a determinate questioni, preferirei una partecipazione collettiva, ma non è nella mia cultura costringere gli altri a fare ciò che non vogliono, è una maniera di pensare che non mi appartiene. Quello che mi fa alterare sono le opinioni. Le presunte opinioni di queste persone. Di chi si informa sfogliando il leggo, guardando due minuti di telegiornale e si autoconvince di essere così autorizzato ad esprimersi. Una opinione fondata sul nulla, semplicemente non è un opinione. Dicesi pregiudizio, qualunquismo, ciaccole da baccaro, come si suol dire a Venezia. Possono anche risultare simpatiche in principio,ma anche no, finchè non sfociano in stereotipi, razzismo o populismo. Basta salire su di un autobus ed ascoltare, ci si potrebbe fare una tesi. Non mi sembra un ragionamento così complesso. Se una cosa non la conosco, premetto di essere ignorante in materia e al massimo esprimo delle impressioni, magari ascoltando chi invece ne sa di più. Invece no. Trovi sempre quello pronto a pontificare. Perchè uno dei regali dell'esplosione mediatica è che tutti sono tuttologi di tutto. Puoi prendere chiunque per la strada e parlarci di qualsiasi argomento, che tanto un'opinione preconfezionata ti verrà comunque servita. Oh beh, poco importa se parli della vita e della morte di persone, come se stessi parlando della partita della domenica. Se fossero solo parole non sarebbe neanche tanto grave; il problema è che poi vanno ad influire sulla vita reale delle persone, bersaglio dell'opinionista, nonchè sulle politiche d'intervento, creando un circolo di disinformazione che si autoalimenta. Forse ci dovremmo riappropriare del diritto a non sapere. Essere ignoranti non è un'offesa, è un dato di fatto, la pretesa di sapere tutto è un delirio. Nel momento in cui si è consapevoli di queste due cose è già un buon inizio. O almeno questa è la mia opinione.

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